Opere durevoli, opere effimere … venti anni dopo

Autori

  • Massimo Lauria Università Mediterranea di Reggio Calabria

DOI:

https://doi.org/10.19229/2464-9309/482018

Parole chiave:

durata, temporaneità, permanenza, progetto, costruzione

Abstract

Nell’ottobre del 1998 la rivista Modulo pubblicava un articolo a firma di Giovanni Klaus Koenig dal titolo ‘Opere durevoli, opere effimere’. L’autore vi trattava il delicato rapporto che lega l’architettura alla sua conservazione. A distanza esatta di 20 anni, l’articolo intende ritornare su tre delle questioni allora poste dal Professore a corollario della sua trattazione, attualizzandone il portato culturale sulla base di stimoli e istanze proprie della contemporaneità. La prima questione riguarda il rapporto tra il durevole e l’effimero in architettura. La seconda riguarda le ‘due vie’ di approccio alle critiche dell’architettura che Cesare Brandi chiamava ‘astanza’ e ‘semiosi’. La terza è quella che l’autore identifica come il ‘restauro dei progetti’.

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Biografia autore

Massimo Lauria, Università Mediterranea di Reggio Calabria

Professore Associato presso il Dipartimento di Architettura e Territorio. Svolge ricerche sulla progettazione dell'esistente, con attenzione ai temi del rinnovamento tecnologico e della manutenzione degli edifici.
E-mail: mlauria@unirc.it

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Pubblicato

30-12-2018

Come citare

Lauria, M. (2018) «Opere durevoli, opere effimere … venti anni dopo», AGATHÓN | International Journal of Architecture Art and Design, 4(online), pagg. 65–72. doi: 10.19229/2464-9309/482018.

Fascicolo

Sezione

Architettura | Saggi & Punti di vista