La città dell'attesa, tra emergenza e ricostruzione
DOI:
https://doi.org/10.19229/2464-9309/4182018Parole chiave:
abitare, sistema, emergenza, disagio, temporaneitàAbstract
L’emergenza abitativa derivante da terremoti o altre catastrofi naturali trova generalmente una prima risposta in strutture provvisorie quali case prefabbricate e/o container. Le cronache di recenti e meno recenti eventi disastrosi riportano come tali strutture, inadeguate al ripristino di una qualità abitativa accettabile e progettate come soluzioni di emergenza, restano in esercizio per un tempo lungo, che può occupare anche lo spazio di alcuni decenni, in attesa che la ricostruzione si compia. Benché il disagio abitativo che ne consegue è enorme, tale fase di transizione non sembra trovare spazio, in maniera organica, nelle politiche di gestione dell’emergenza post-disastro. Il contributo presenta i primi esiti di una ricerca di carattere scientifico-progettuale svolta presso la Scuola di Architettura e Design Eduardo Vittoria di Ascoli Piceno (SAAD) dell’Università di Camerino inerente la trasformazione di insediamenti di prima emergenza in un sistema urbano a carattere temporaneo in grado di riattivare dinamiche sociali e produttive.
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